sabato 3 maggio 2008

CALEIDOSCOPIO 10- Conclusione?

Gabriele sorrise a mo’ di saluto, chiuse la porta dietro di sé e passo dopo passo continuò a camminare. D*** A*** rilesse le ultime frasi che aveva scritto, quindi posò la penna e guardò verso la porta da cui suo nipote Gabriele era appena uscito.
“Continua a sorridere figliolo” mormorò.
Fine.

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Alla fine siamo a casa.
Passata; giornata deleteria, a partire dal funerale, poca gente, alcuni familiari e qualche collega imbarazzato, si può ben dire che fossero venuti più per loro stessi che per altro; l'autoimposizione di una morale formale.... nulla di male, in fondo, era come la messa in atto di una strategia aziendale: funzionale al raggiungimento del proprio obiettivo; poco importa che si trattasse di una qualche operazione finanziaria o piuttosto (come in questo caso) della possibilità di dormire sonni beati stanotte..... adempiere convenzionalmente ad un compito sociale li faceva certo sentire più buoni, anche ora si erano resi utili all'azienda/società.
Li osservavo mentre erano in fila per porgere le condoglianze al mio Gabri, mi parevano degli impiegati che andassero a timbrare il cartellino, ma non potevo certo dir nulla io.... in verità non ero molto diverso da loro; anch'io ero lì ad assolvere una funzione.
Gabriele era ancora molto scosso, d'altro canto aveva trovato lui il corpo di suo padre Michele.... un infarto pare. Il giorno successivo l'aveva passato a scrivere non so che storia per la morte di suo padre, a me era sembrata un'ottima idea, anche se il racconto mi appariva un'indigesta e pesante accozzaglia di pensieri senza capo né coda, ma questo non glie lo avrei confessato neppure sotto tortura.
Ogni tanto gli sfioravo la mano, lui si girava e si sforzava di sorridermi, gli occhi erano lucidi, i suoi capelli morbidi, mentre lo abbracciavo durante le esequie il suo profumo stuzzicava la mia fantasia; ho avuto un'erezione.... eros e thanatos.... no, non ero affatto diverso da quelle altre persone.....


Esco dal bagno, lui è disteso in mutande, batte una mano sul materasso; pochi istanti e ci ritroviamo nudi sul letto, assaporo un suo bacio, chiudo gli occhi; mi viene in mente il nostro primo bacio, quella sera in una cascina...



C'era il concerto di un mio amico, qualcuno ci aveva presentati, una parte di me fremeva... il suo sorriso mi aveva sciolto il mondo attorno ed io sguazzavo tra percezioni sconnesse "Piacere, sono Luca" ero solo riuscito a dire con la lingua che sembrava incespicare su ogni sillaba.
Io, atterrito, sconvolto, avrei voluto rubare quel sorriso e tenermelo in tasca per poterlo rimirare furtivamente dovunque andassi.
Durante il concerto non lo vedevo più, smarrito tra la folla di gente danzante. Un paio di birre più tardi avevo perso la speranza d'incontrarlo ancora; un po' sconsolato mi stavo dirigendo verso i campi per pisciare.
Le luci della cascina alle mie spalle, la musica ormai flebile.
Scorgo distesa sull'erba un'ombra, a tratti dissipata da una tinta color brace....cadenzata, sembra quasi avere un suo ritmo.
L'ombra si volta lentamente e mi sorride
"Vuoi un tiro?" gli occhi si sono assuefatti all'oscurità, lo riconosco, è lui; mentre si voltava avevo visto il suo sorriso sbocciare timido alla luce lunare, ricordo di aver pensato a quei fiori che sbocciano la sera. Mi siedo accanto a lui, parliamo per un po', i nostri volti sono vicini, riesco a sentire la carezza del suo fiato sul mio collo quando si gira verso di me. Le labbra si avvicinano lentamente. Il bacio. D'improvviso sento di nuovo tutto, l'erba umida sotto di me, il frusciare dei vestiti, il vago sentore di birra nel suo bacio. Era un bacio sporco. Lo assaporavo con più gusto per questo. Ci stacchiamo lentamente. mi avvicino al suo orecchio e sussurro:"Ti ho rubato un respiro, ma puoi riprendertelo quando vuoi", ride,mi guarda con aria indecifrabile " Guarda che lo rivoglio indietro con gli interessi...."
Prendo una delle sue mani tra le mie e me la porto alle labbra. La luce della luna illumina piccole sbavature d'inchiostro. Lui nota il mio sguardo.... "è sperma" dice ridendo, rimango alquanto perplesso.... "l'inchiostro è lo sperma degli scrittori".... forse, stavolta è quello giusto.... è il mio ultimo pensiero, poi lascio che le mani proseguano la loro caccia al tesoro...





... borbottio cigolante del letto, poi un fuoco dentro, la sua schiena un arco in tensione, mi sollevo su di lui, il corpo è sudato, i miei muscoli si contraggono prima di rilassarsi come un onda dopo il passaggio; mi stendo morbidamente, le nostre dita sono intrecciate.
Gabriele si mette a cavalcioni su di me, le lenzuola si contorcono a terra in malo modo; i vestiti sparsi per la stanza sembrano tracciare i passi scomposti di una coreografia congelata al suo culmine... un respiro più profondo, mi viene sul petto.
Sì è stata proprio una scopata dodecafonica.
Si china a baciarmi, io mi passo una mano sul petto, osservo le dita sgocciolanti "Quanti personaggi hai abortito spargendo tutto quest'inchiostro?" ride "Abbastanza per farci due o tre romanzi direi" ci abbracciamo.... il velo leggero della sua barba mi solletica la fronte, i suoi romanzi m'invischiano il corpo.... è proprio quello giusto penso prima di addormentarmi....

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