venerdì 19 settembre 2008

Catastrofismi Risonanti e Pensieri Entropici

Muñoz Degrain anacoreta

Oggi il catastrofismo degli articoli che ho letto si accorda bene col mio umore.... che dire, forse nel mio disprezzo del mondo sono in assoluta contiguità emotiva con esso; lo disprezzo proprio perché è disprezzabile e si disprezza da sé e nel tentativo di disprezzarsi in modo opportuno sembra crogiolarsi nell'inevitabilità dell'esito del suo divenire: il mondo muore a se stesso come se la sua funzione primaria fosse la sua propria estinzione....
Se oggi fossi nel Medioevo (tanto per giocare su un paradosso temporale) probabilmente sarei uno di quei monaci pazzi che predica il "contemptus mundi" attraverso l'esilio dal mondo.... eppure ne sono così invischiato -di Realtà intendo- la capisco e contribuisco al suo essere proprio nel momento in cui la giudico inaccettabile e incomprensibile; nel tentativo di emergere dai suoi liquami non faccio altro che affondarvi più profondamente. Ho sempre pensato che ci fosse una differenza abissale tra chi vuole cambiare il mondo e chi lo vuole distruggere o lo vuole rifuggire... oggi nell'incostante schizofrenia delle posizioni che sostengo, questa differenza mi sembra così labile da tradursi in una mera questione di termini. A rigore, cambiare il mondo è come distruggerlo per ciò che è; il rinnovamento o meglio, la rinascita, implica necessariamente una morte antecedente, una conflagrazione dalle cui ceneri possa rinascere l'"Altro", eppure sento dentro me l'invincibile convinzione che anche questo "nuovo Altro" diventerà inesorabilmente un "vecchio Identico", ma allora la fuga è forse l'esito più ragionevole?
ANACHOREO, io mi ritiro... è la risposta? Non saprei, anzi, no, sicuramente no, perchè non è altro che una manifestazione stessa del sistema, fuggire dal sistema diventa il modo per riproporlo, e l'idea di ritagliarmi addosso la scadente icona dell'Eremita, mi fa solo sentire incatenato da un destino indovino, nel tentativo di fuggire non sarei altro che una carta pescata dal mazzo dei tarocchi... tra le altre. Quindi? Quindi nulla, non ho mai detto che le mie considerazioni di oggi volessero avere un senso profetico o volessero porsi come la prospettiva di un agire o anche di un non agire, sono solo la trasposizione linguistica delle domande che oggi (e per fortuna non molti altri giorni dell'anno) mi abbracciano.
Infine, giusto per celebrare l'eterno ritorno al reale insito nel mio volerlo fuggire-cambiare-distruggere rimando a ciò che ho letto:


http://www.repubblica.it/2007/02/rubriche/bussole/consenso/consenso.html
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/economia/crisi-mutui-6/crisi-mutui-6/crisi-mutui-6.html
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/batterio-invincibile/batterio-invincibile/batterio-invincibile.html
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/esteri/georgia/georgia/georgia.html

Un saluto a tutti.
(e questa è forse la cosa più sensata che ho detto.... bah, insomma, oggi è così, domani tornerò del mio solito umore)



eremita

1 commento:

bardassa ha detto...

una poesia di magrelli:

Creature biforcate e logo-immuni
mi sorsero davanti,
invulnerabili alla verità.
Ero entrato nell’era dell’anatra-lepre,
in un età del ferro, del silenzio