domenica 2 marzo 2008

CALEIDOSCOPIO 03- Lady Macbeth




Nella mente le parole di quella lettera che gli era arrivata in mattinata e un’immagine, quella di suo padre morto accasciato sulla scrivania.

Gabriele correva.

Fuga. Fuggire.

L’aria che esce incandescente dai polmoni e si condensa in piccole nubi attorno a me . Mi attanaglia un gelo.... un gelo che brucia. Dannato Cocito! È il tormento di Caina!
Le nubi si perdono nell’aria rapidamente e, con la velocità del mio moto, tutt’altro che perpetuo, tutt’altro che uniforme, le ritrovo alle mie spalle. Le immagino sfatte da un soffio di vento.
La traccia del nostro passaggio. La traccia dell’esistenza umana...piccole nubi di vapor acqueo condensato che si sfaldano sciogliendosi nell’aria sostituite in meno di un istante da altre piccole nubi che seguiranno invariabilmente il destino di quelle che le hanno precedute. Quest'aria sporca è satura dei respiri di mille generazioni. Mi sale un conato di vomito mentre penso che per vivere respiro i cadaveri del passato.

Fuga. Fuggire.

Ma per quanto corra arriverò mai abbastanza lontano da scappare da me stesso?
Corro col volto bagnato.
Il volto rigato... no, non dalle lacrime, ma da gocce di pioggia...pietose...quasi volessero mascherare l’angoscia che provo nello scoprire i miei occhi asciutti... freddi.
Che mostro... che mostro sarei stato se anche rimanendo lì a contemplare il cadavere non fossi riuscito a stillare neppure una lacrima...forse se sono fuggito non è stato per l’orrore, ma per il timore di scoprire che quell’orrore mi lasciava indifferente.
Ancora lo scrosciare della pioggia mi rimbomba nelle orecchie, lungo ininterrotto lamento, lenta agonia di seccaspri sussurri, ritmicamente monotoni, come i miei passi, tanti passi, quanti? ...1, 2,10, 100, 547 ...qualunque numero, per ogni x tale che x appartiene all’insieme dei numeri reali, passi-numeri positivi... e quelli negativi? Sono passi indietro? Beh, io non li faccio credo...non importa solo ora conta, conta per non cadere, linguaggio matematico... la realtà dipende dal sistema con cui la codifichi, un linguaggio impersonale renderà impersonale anche la realtà così posso continuare a pensare, a pensare senza cadere...cadere...no, ci stai ricascando! Pensa ad altro! Ad altro! La sirena di un'ambulanza, mi aggrappo al suo suono, propagazione delle onde sonore, suono più fievole, l’ambulanza si allontana, effetto doppler, curiosa correlazione tra sirene di ambulanze e moto relativo di galassie, già - sorriso abbozzato e subito spento - ma quell’ambulanza... agonia di persone, agonia di stanche stelle...
Dannazione ricominci! Chiudi gli occhi, non pensare, corri, corri a casa.
Casa, casa, eccola spuntare dietro l’angolo, la tana in cui nascondersi, la sabbia in cui infilare la testa ( beati gli struzzi ). Dopo un tempo impensabile l’ho raggiunta, impensabile perché ho spento la mente. Non si può spegnerla? No, è vero, non si può, però la si può ubriacare, ubriacare la mente con le emozioni. Così frastornata la mente non pensa e il dolore che la sovrasta, che l’annega, è come un urlo che per la sua stessa intensità ci rende sordi almeno per un po’.( Che sia questo il motivo della mia apparente freddezza? ). Ci siamo. Tirare fuori le chiavi. Ho le mani umide. Aprire la porta. Togliersi le scarpe perché sono sporche. Ho le mani bagnate. Levarsi il giaccone. Le mani sono intrise. È buio. Accendere la luce. Le mani sgocciolano nell’oscurità. Le mani! Perché sento le mani sporche di sangue? Perché le mie mani sono sporche di sangue innocente? Perché le mie mani sono sporche del sangue della mia innocenza? Non si lava, non si può lavare l’assassinio di una parte di sé. La coscienza, la coscienza è il boia di se stessi, di quella parte di noi che si crede innocente, che si convince di essere nel giusto!

Dannato bastardo! ma perché cazzo l'ha fatto!?!
Forse avrei dovuto cercare di capirlo....
Merda! Avrei dovuto ascoltarlo anche quando non voleva parlare!
Mio padre, la mia coscienza, insomma entrambi.
Avrei dovuto... o forse avrei almeno potuto tentare....

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