sabato 12 aprile 2008

CALEIDOSCOPIO 08- La morale di un Blasfemo

Sono passati due giorni dal ...."fatto", non riesco più a dormire, appena chiudo gli occhi vengo sommerso dal suono soffocato dello sparo, sui giornali ancora non c'è traccia dell'.... di nulla.... La mia eva ha deciso che è meglio cambiare aria per un po' abbiamo fatto i bagagli in tutta fretta ed ora siamo sull'autobus diretto alla stazione..... non mi ricordo qual'è la nostra meta, lei me l'ha detto, ma non l'ascoltavo....sentivo solo un rumore lontano di spari. Prima di uscire la mia gattina con l'aria preoccupata mi ha preso il volto tra le mani e mi ha detto di stare calmo, che ancora non era successo niente..... Forse è vero, ma il mio nulla è riempito da quella frase.... l'ultima scritta da quell'uomo.
“Gabriele sorride ancora, ma il sorriso si è incrinato.”
Ancora Gabriele. Il cerchio si chiude ed i miei pensieri tornano alla loro origine.
La coppia davanti a me è scesa dall'autobus; noto una suora. In genere avrei allontanato lo sguardo, ma non adesso. Non posso far altro che osservare i suoi lineamenti distesi, sciolti dalla colpa, liberi quasi dall’oppressione delle proprie azioni... la invidio per questo. Mi domando se non c’è davvero nessun Dio a cui rendere conto delle proprie azioni.
Assurdo.
Impensabile.
Mi sento annullato; ho la tentazione di portare le ginocchia al petto e nascondervi la faccia... già: posizione fetale, ma non posso più tornare alle origini.
La mia innocenza è perduta, e se anche la ritrovassi, il suo candore sarebbe irrimediabilmente scomparso.
...O forse no?
Eppure è inconcepibile che possa essere... se quando l’ho uccisa, quella persona mi era assolutamente indifferente, ora... ora che se potessi darei la mia vita per potergli rendere la sua... ora la odio, per essersi fatta uccidere, per avermi chiesto di farlo, perché adesso sono schiacciato da me stesso ... che candore può trovarsi in quest’odio?
L’attenzione ritorna alla suora; i lineamenti sono sempre morbidi, il sorriso quasi serafico, ma... c’è qualcosa di diverso che prima non avevo notato.
C’è una sorta d’imperfezione, d’incrinatura nella sua quasi sfrontata aura di santità... non saprei descriverla...
E se fossi io a proiettare su di lei quell’imperfezione che è solo mia? Forse per invidia, o perché sento che altrimenti non riuscirei neppure a sostenere il suo sguardo?
No, leggo la stessa sfumatura in quel signore che armeggia goffamente col giornale attento a non perdere l'equilibrio, nella mia “Eva”, ed anche in quell’altro Gabriele, quello che è sceso dall’autobus; la riconosco come peculiare del loro essere.
Possibile che si tratti dell’ombra della debolezza umana che si proietta sugli angoli dei nostri volti, dei nostri gesti... delle nostre parole?
E quella suora, quella santa “Mirra” (come sacrilegamente le ho sempre considerate ), lei, figlia e sposa di Dio, ha peccato, ciononostante la sua autoattribuita “santità” è ancora palpabile.
Mi tornano alla mente le parole di mia madre... non può essere, continuo a sbattere la faccia contro la fragile consistenza dei ricordi... rotti ricordi scheggiati... e da taglienti schegge sono trafitto.
Guardo di nuovo la soror dalla faccia paffuta e rubiconda.... solo ora mi accorgo che mi sembra fasulla.... di plastica.... la sua sottile pellicola si è lacerata e la sua pacatezza ora mi appare mostruosa perchè mi rendo conto che è solo l'aprioristica autoconvinzione di essere nel giusto... il senso delle sue azioni è affogato nel clangore della marcia trionfale di una presunta unica incrollabile verità. L'oblio dei propri atti la rende serena; pensare solo con un metro che non è suo la rilassa; tutto è ricondotto ad un facile schema che permette di non ascoltare se stessi e dietro alla maschera da suora il suo volto dormiente è muto.
No, non è nascondendo me stesso che avrò una risposta.... piuttosto farsi carico delle proprie responsabilità mi renderà più sincero col mio io.
Che sciocchezza rovinarsi la vita con le proprie mani! Devo solo stare tranquillo tanto la polizia non mi troverà mai. Questa frase pronunciata nella mente di un assassino dovrebbe essere accompagnata da una sensazione di sollievo, invece...
... a me sembra solo d'indossare la stesso manto d'ipocrisia che non ho mai accettato.
Dunque in realtà è chiaro quello che dovrei fare... non voglio soffocarmi per poter dimenticare ciò che ho fatto, devo affrontarlo.
...Allora forse mi dovrei costituire....
All’improvviso il frastuono della città si zittisce; il mondo che mi rumoreggia attorno scompare come una bolla di sapone che scoppia.
C’è solo la moralisticamente laica voce della mia coscienza.
Tutt’attorno: ........ ....... ...... ...... Silenzio.





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