domenica 20 aprile 2008

CALEIDOSCOPIO 09- Silenzio




Uno svolazzo della mano per accantonare i pensieri dopo aver riattaccato la cornetta.
Il pendolo gli sussurra che ha ancora del tempo a disposizione.
Strana coincidenza averlo dovuto sentire proprio oggi. Quando ho deciso il giorno non mi ricordavo che sarei dovuto andare a trovarlo.... o forse ho scelto proprio questo giorno per avere una scusa per non andarlo a trovare... sarebbe divertente, quasi paradossale...
...Adesso basta scherzi, bisogna pensare alle cose serie; la sua voce, la voce di D*** A***, la voce di mio padre, non doveva essere l’ultima...
Devo rimediare.
In camera dovrebbero esserci ancora delle cassette - sorriso malinconico - quelle su cui registravo la mie parole dare corpo alle poesie che componevo.
Un tocco veloce alla porta d’ingresso nel passaggio. Aperta. Perfetto. Registratore appoggiato pesantemente sulla scrivania e tra le mani una delle molte cassette che aveva in camera, uno sguardo alla data... 7 anni fa circa, dovrebbe andar bene. In fin dei conti una vale l’altra.
- Michele sposta la sedia vicino alla scrivania e vi si siede dando le spalle all’entrata -
- Con la mano si tasta la giacca -... la busta è al suo posto.
Ripassò mentalmente la lista delle cose che avrebbe dovuto fare... annuì pensando che la lettera l’aveva già spedita un paio d’ore prima.
Bene, ora che le cose pratiche erano a posto poteva cominciare.
Avvicinò i fogli a sé, voleva che Gabriele vedesse... accese il registratore - Tump - ...questi risvegliato dal suo letargo sbuffò, gracchiò, scatarrò fuori una voce.
Sentì la sua voce, una voce pesante del peso della polvere di sette anni, cominciava con la data, poi avrebbe lasciato qualche istante vuoto, quindi avrebbe annunciato il titolo... infatti ecco: “Silenzio”la voce della sua mente presente fece eco a quella del suo io passato... no, non la ricordava questa.
Attese qualche attimo aspettando che cominciasse, poi quando gli attimi divennero troppi corrugò la fronte e dopo averlo riavvolto fece ripartire il nastro che invariabilmente ripetè la stessa sequenza di suoni, così come era stato programmato.
... Ma certo, il silenzio, ora ricordava, in quel periodo il silenzio lo affascinava assai più delle parole; un’altra strana coincidenza, troppe forse; ripensò alla sua lettera quindi si mise più comodo sulla sedia e continuò ad ascoltare il silenzio mentre l’Ombra di Gabriele che aveva continuato a fissarlo da quando si era seduto cominciò a parlare:


Ombra: Strano come le parole rimbalzino tra noi stessi, quelle stesse parole che sono uscite da noi sembrano non voler ritornare a noi; quei suoni a cui noi stessi siamo sordi, ma per cui pretendiamo di essere ascoltati dagli altri... di essere accettati dagli altri.
Possibile che l’unica vera comunicazione con se stessi sia costituita da ciò che appare essere la negazione della comunicazione stessa?
Possibile che ciò che viene comunemente rappresentato come un’inconsistente, insuperabile barriera tra chi parla e chi ascolta sia in realtà l’unico filo che collega le anime... le anime dei nostri stessi io e di questi con gli altri, o meglio con le immagini delle anime degli altri che SONO nei nostri stessi io?
Possibile infine che laddove le verità pronunciate falliscano trionfi invece la Verità, quella Verità che non necessita di essere espressa e che anzi se esplicitata tradisce se stessa e diviene altro da se e perciò non-verità? Quella Verità che richiede solo il silenzio per essere colta? ( Ossia riscoperta nel nostro stesso animo, nell’immagine dell’animo che abbiamo nella nostra stessa anima e non nell’idea del nostro animo che pensiamo o che vogliamo che le altre anime; le anime degli altri, abbiano.)
Il Silenzio... se tutto il resto è vano, perché non ascoltare solo ... ... .... .... ...
Idea: Forse perché non tutto il resto è vano: è ciò che costituisce la realtà e quindi il nostro essere.
Ombra: Non credo, il resto non costituisce forse solo il nostro modo di essere in quanto tale?
Idea: Può forse L’ESSERE essere dato senza il modo in cui È?
Ombra: Non nella realtà, non in questa realtà che è costituita dal resto, dal non-silenzio, dal vano.
Idea: Tu ribalti i concetti, per te il concreto diventa vano e l’astrazione del Silenzio fondamento dell’ESSERE stesso; ammettendo solo il Silenzio tu ammetti nell’uomo solo ciò che è comune a tutti gli altri uomini e che proprio perché universalmente umano non necessita di parole per esprimerlo.
Ombra: Così è e deve essere perché solo ciò che è universale per tutti può stare a fondamento di ciò che è predicabile di tutti gli uomini: l’esistenza.
Quella è la parte essenziale dell’uomo, l’unica parte di cui si debba tener conto.
Idea: Poniamo pure che sia come tu dici, sei pronto a perdere te stesso? Perché ciò che ti rende tale non è l’esistenza che è comune a tutti, ciò che ti caratterizza e ti determina è ciò che tu chiami vano.
Ombra: Sono pronto a perdere me stesso se questo significa cogliere l’esistenza e l’essenza, se non mia propria, di tutte le cose.
Idea: Dunque sei pronto a negare anche i pensieri che ti hanno condotto a questo concetto e in ultima analisi sei pronto a rinunciare a questo tuo stesso concetto di esistenza?
Ombra: .... .... .... .... .... ....
Idea: Questo concetto che tu hai è esso stesso parte di ciò che definisci vano; non è affatto universale, tant’è che hai avuto bisogno di esprimerlo a parole, e si può ben dire che nell’esprimerlo tu in realtà lo contraddicessi... è perché tu sei costituito in questo modo e in nessun’altro che hai potuto cogliere quest’idea, e ora, poiché quest’idea ti dice che l’importante è solo l’essenziale e poiché essa stessa si rende manifesta come peculiare e quindi inessenziale, per tutti questi motivi sei pronto a cancellare anch’essa insieme a tutto il “vano”?
Ombra: ..... ...... ....... ....... ....
Idea: Ma se non vuoi/puoi, portarla alle sue estreme conseguenze, coerentemente con se stessa, cancellandola, non puoi che posarla delicatamente come una cosa fragile e preziosa alle tue spalle assieme alle altre cose che hai vissuto e superato, e fare qualche passo avanti con la consapevolezza che questi passi avanti, questo tuo divenire qualcosa d’altro da ciò che eri prima pur rimanendo sempre te stesso, è dovuto anche a ciò che sei stato.
La conseguenza è dovuta ad un fondamento, e, per quanto la prima non sia il secondo, essi non possono neppure essere totalmente diversi tra loro.

Ombra: Mi stai dicendo di abbandonare il Silenzio dimenticandolo?
Idea: Ti sto dicendo che il Silenzio è importante quanto ciò che silenzio non è.
Ombra: Dunque è deciso: non pronuncerò Silenzi tacendo parole, ma farò si che nelle mie parole ci siano echi di Silenzi inespressi e che i miei Silenzi parlino con le parole dell’anima.
Parole sporcate di cose non dette e Silenzi riempiti da accenni significativi.



Gabriele sorrise, e sorridendo avanzò di qualche passo.

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